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Sanita': allarme Fidas, nel 2020 calo donatori sangue di oltre l'8% PDF Stampa E-mail
07-07-2010

Tra dieci anni le donazioni di sangue potrebbero subire un drastico calo, proprio mentre aumenterà il fabbisogno di trasfusioni ed emoderivati. "Nel 2020 si potrebbe avere una riduzione dei donatori fino all'8,7% , e delle donazioni fino all'8,8%. A fronte di un aumento dell'età media dei cittadini, quindi dei pazienti che più usufruiscono dei trasfusione. E questo proprio per una riduzione del numero dei giovani tra i 30 e i 55 anni, ovvero i potenziali donatori, che saranno circa un milione in meno". A lanciare l'allarme il presidente della Federazione italiana associazioni donatori di sangue (Fidas), Aldo Ozino Caligaris, durante l'incontro, oggi al Senato, sulla 'Donazione volontaria e responsabile', dove ha presentato i primi dati di un'indagine demografica commissionata al Censis sul tema della donazione. Questi dati "ci devono spingere - spiega il presidente Fidas - a aumentare l'impegno per la sensibilizzazione dei giovani. Ma dobbiamo coinvolgere anche gli immigrati e le donne. Queste ultime, infatti, oggi sono solo un quarto della popolazione dei donatori, e questo non perché siano poco disponibili ma perché sono poco informate". Nel corso dell'incontro il presidente Fidas ha parlato anche della donazione di plasma, da cui si ricavano emoderivati. "E' possibile fare anche una donazione solo di plasma, attraverso apparecchiature che separano il sangue, restituendo al donatore i globuli rossi e le piastrine. Questo consente un minore impegno fisiologico a chi dona e una ripresa più rapida. Ma anche una maggiore 'resa', perché se ne può donare di più", ha ricordato Ozino Caligaris. In Italia, secondo i dati, la donazione di plasma media è di 510 grammi a prelievo. Ma le differenze regionali sono enormi. "I più generosi sono in Friuli e Valle D'Aosta, con oltre 20 kg di plasma donato per mille abitanti. Mentre in Regioni come la Campania e il Lazio si registrano 3,8 kg per mille di abitanti. Abbiamo differenze di oltre il 500% , normalmente a favore del Nord. Ma alcune regioni meridionali si stanno impegnando molto campagne per coinvolgere i donatori anche anche all'offerta di plasma ". Secondo l'esperto, però, è necessario valutare meglio il fabbisogno che non deve essere basato sul consumo - che in Italia è in continuo aumento - ma sull'appropriatezza terapeutica. "Serve programmare - conclude - in base all'utilizzo appropriato degli emoderivati, ovvero per garantire terapie corrette alla popolazione". E ciò non sempre accade in Italia. "Nel nostro Paese, infatti, abbiamo un consumo molto superiore di albumina (utilizzata negli interventi chirurgici, nelle patologie del fegato, nei difetti della coagulazione) rispetto al resto d'Europa: il consumo arriva al 200% in più della media nazionale. E questo perché spesso la classe medica la usa più di quanto indichino le linee guida delle società scientifiche. Ciò vuol dire che serve un opera di sensibilizzazione anche sui professionisti".

 
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